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Evangelizzare nel proprio ambiente di vita, via di santità

Per condividere preghiera e formazione in occasione del 5° Rally delle Cellule di Evangelizzazione della Sicilia Orientale, alla luce dell’esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate”, domenica 4 novembre 2018 si sono riuniti circa quattrocento membri delle Cellule di Evangelizzazione nel santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, provenienti dalle varie realtà in cui operano: Ragusa, Comiso, Modica, Donnalucata, Floridia, Augusta, Caltagirone e Messina.  

La preghiera di lode con la quale si è iniziata la giornata come pure la santa Messa e l’Adorazione eucaristica pomeridiana sono state animate dalla Corale della Comunità “Eccomi, manda me!” di Ragusa.

Dopo l’invocazione allo Spirito Santo, padre Paul Fenech, vice presidente dell’Organismo di Servizio per le Cellule di Evangelizzazione, ha letto una toccante lettera di Don Pigi Perini, indirizzata a don Ambrogio Giuffrida con la quale ha voluto far giungere a tutti i presenti il suo affettuoso saluto e l’augurio di una giornata colma di grazie in vista della missione.

Quindi, presentato dal referente d’area don Ambrogio, ha avuto luogo il lungo e appassionato intervento del relatore, padre Giovanni Salonia, sacerdote cappuccino, teologo e psicoterapeuta.

Sulla traccia del documento del papa, ci ha fatto respirare la prospettiva biblica degli ambiti della evangelizzazione che si dispiegano nelle relazioni fondamentali: accogliere la realtà del nostro essere figli, accogliere la dimensione relazionale uomo-donna e quella, più problematica di tutte, della relazione fra fratelli; infine, la relazione con l’ambiente in cui ci si trova a vivere ed operare dove gli altri, nessuno escluso, vanno accolti come fratelli in Cristo.

Ecco alcuni passaggi del suo intervento: “La prima evangelizzazione è quella del linguaggio: bisogna essere bilingue e parlare di Dio alla Chiesa col linguaggio della Chiesa, al mondo con il linguaggio del mondo. Vogliamo incuriosire i giovani? Non parliamo, ad esempio, di 'festa di tutti i santi', ma di 'festa di tutti quelli che sono stati felici nella loro vita'…”. “Un'evangelizzazione che faccia capire al mondo che la Chiesa non è contro, ma per il mondo. Porgere l’invito a sentirci profondamente figli e creature, ad accogliere la vita anche quando la volontà del Padre non sembra renderci felici, ma a fidarsi che Lui sa meglio di noi cosa ci rende felici, qual è il nostro bene”. “Vivere lasciandosi amare dal Signore e solo dopo essersi affidati a Lui portarlo agli altri”. “Sono corpi gioiosi che annunciano la gioia di Dio, sono figli che sanno dire di sì al Padre anche se la loro vita non è facile quelli che fanno innamorare di Lui”. E poi l’appello finale, l’invito a seguire Maria, quella Maria che piange e che proprio nel conservare un cuore buono pur nel dolore diventa ancora più bella; a seguire l’esempio di Giuseppe che custodisce e dona bellezza.

La santa Messa, presieduta da Mons. Salvatore Pappalardo arcivescovo di Siracusa, nella basilica superiore del santuario, ai piedi della Vergine, ci ha corroborato col dono dell’Eucaristia e la benedizione della Chiesa. Ci siamo tutti affidati alla Madre affinché sia Lei il nostro sostegno nel mettere in atto il mandato ad evangelizzare che il Suo Figlio ci ha affidato.  

 Anche il momento della pausa pranzo è stato importante, arricchito da strette di mano, di abbracci fraterni, di saluti festosi, di segni di una comunione che – per restare con le parole di padre Salonia – significa “legami evangelizzati”.

Il pomeriggio, nella Cripta del Santuario dov’è esposto alla venerazione dei fedeli il reliquiario contenente le lacrime di Maria, è stato dedicato alla preghiera di Adorazione Eucaristica ed alle testimonianze. Entrambe i momenti sono stati affidati ai giovani della Comunità “Eccomi, manda me!” di Ragusa per evidenziare l’attenzione che la Chiesa sta ponendo verso i giovani anche col sinodo dei vescovi che si è appena concluso. L’esposizione prolungata è stata un momento di grande consolazione che Gesù ha donato a tutti i presenti. Da quel Tabor ci siamo sentiti “richiamati” alla missione quotidiana, nelle nostre case e nelle nostre realtà, con la piena consapevolezza che da qui occorre ripartire sempre per evangelizzare il nostro oikos e il mondo intero.

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